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Le mappe della povertà educativa nel Lazio

Presentato il report dell’Osservatorio #conibambini sulla povertà educativa nel Lazio, promosso da Con i Bambini e Openpolis.

La Città metropolitana di Roma supera la media regionale, nazionale e anche quella europea per la copertura di servizi alla prima infanzia. Ma le mappe evidenziano come il 40% dei comuni dell’area metropolitana siano sprovvisti di asili nido. Divari territoriali anche sui trasporti. Rieti è la provincia con la percentuale più alta di scuole raggiungibili (95,1%), a distanza di 40 punti c’è invece Viterbo. Roma è la città con più famiglie raggiunte dalla connessione ultraveloce (88,2%), mentre nella provincia di Frosinone sono solo il 9,8%. Le province di Frosinone e Rieti sono ai primi posti per abbandoni scolastici nel Lazio.

Nel Lazio vivono 913.150 bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 17 anni. Una fascia di popolazione che in questo particolare periodo storico sta vivendo tante sfide, specialmente dal punto di vista educativo e sociale. La metà circa dei minori del Lazio vive nella Capitale. Attraverso le Mappe della povertà educativa, l’Osservatorio #conibambini, promosso da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha analizzato l’offerta di asili nido, la raggiungibilità delle scuole, la transizione digitale – tema tra i più discussi nell’ambito delle opportunità educative in tempi di pandemia – e infine l’abbandono scolastico. La Città metropolitana di Roma spicca rispetto al resto del territorio, in particolare sull’offerta di asili nido e sulla digitalizzazione, mentre le province di Viterbo e Frosinone sono quelle potenzialmente più vulnerabili rispetto alla presenza dei servizi esaminati.

 “Le mappe dell’Osservatorio ci fanno ‘vedere’ la complessità della povertà educativa, con opportunità differenziate anche nella stessa area geografica, nella stessa città, nel medesimo quartiere: dai servizi per l’infanzia all’offerta formativa e culturale, ai divari digitali. Non vale solo per il Lazio e non dipende solo dal contesto socio-economico delle famiglie – sottolinea Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini. La pandemia ha accentuato le diseguaglianze educative, ma ha fatto comprendere a molti che la scuola, grande presidio della Repubblica, non può più essere lasciata sola. Vanno implementate e rafforzate le “alleanze educative” tra scuola, famiglia, terzo settore e istituzioni locali. Nel Lazio grazie al Fondo abbiamo supportato oltre 70 “comunità educanti”, con circa 38,5 milioni di euro tra interventi regionali e multiregionali, mettendo in rete circa 740 organizzazioni. Non è solo la soluzione per uscire dall’emergenza, è soprattutto la strada per costruire la scuola di domani”.

Asili nido

Il Lazio è all’ottavo posto tra le regioni italiane per offerta degli asili nido (30,7%), con una media superiore a quella nazionale di circa 6 punti (24,9%). Un dato positivo che va però approfondito, per indagare divari e disparità tra le diverse province del territorio. A quota 34,9%, la città metropolitana di Roma ha una copertura di servizi prima infanzia superiore non solo alle medie regionale (30,7%) e nazionale (24,9%), ma anche all’obiettivo Ue (33%), all’ultimo posto troviamo Frosinone, con soli 14,8 posti ogni 100 bambini. Con oltre 36mila posti in più di 1.000 strutture, la città metropolitana di Roma si distingue nella regione per offerta di asili nido. Ma com’è distribuito il servizio sul territorio? Per capirlo è necessario osservare i dati a livello comunale ed evidenziare eventuali disparità o ricorrenze.

La capitale offre 44 posti per 100 residenti 0-2, nei servizi prima infanzia del comune di Roma. Un’offerta superata, oltre che da qualche piccolo comune, da Frascati (54,8) e Bracciano (48,4). Per quanto riguarda invece gli altri poli di provincia, oltre al capoluogo, i livelli di copertura sono bassi, inferiori al 20%. È il caso di Civitavecchia (14,9 posti per 100 bimbi), Tivoli (14) e Anzio (12,3).

È interessante inoltre notare che i comuni nell’area a est della città metropolitana sono perlopiù privi del servizio, fatta eccezione per alcuni. Tra questi Gerano (177,8), Poli (68,6), Licenza (63,2) e Subiaco (52,1) che, con quote così elevate, è possibile che coprano anche parte della domanda dei territori vicini che non hanno strutture. Come anticipato in precedenza, la provincia di Frosinone è ultima nel Lazio per offerta di servizi prima infanzia. Secondo i dati 2018, a fronte di oltre 11mila residenti 0-2, il territorio offre 1.696 posti (14,8 ogni 100 bambini) in servizi educativi per la prima infanzia, sia pubblici che privati, il 60% circa dei comuni in provincia di Frosinone sono privi di asili nido.

Nell’area limitrofa al capoluogo il servizio è mediamente più presente che nel resto della provincia. Il comune di Frosinone offre un posto in asili nido al 32,7% dei residenti 0-2, raggiungendo praticamente l’obiettivo Ue (33%) e raddoppiando la copertura media della provincia (14,8%). Una quota superata anche dall’altro polo, Cassino (20,1%). Una particolare carenza del servizio è riscontrabile nei comuni periferici: solo1 su 9 è dotato di una struttura. Si tratta di Piglio, che con un asilo nido privato offre 14,1 posti ogni 100residenti 0-2.

Alessandra Troncarelli,assessora alle Politiche Sociali, Welfare, Beni Comuni e Asp della Regione Lazio, intervenuta all’incontro online di presentazione moderato da Federica Margaritora, giornalistadi Radio inBlu-2000, ha sottolineato come “Il tema della povertà educativa non è di facile definizione, ma va considerato in una visione multidimensionale, frutto del contesto economico, sociale, familiare in cui vivono i minori. Proprio per questo è fondamentale il monitoraggio del fenomeno a livello territoriale. L’aggiornamento dei dati permette infatti di tracciare un quadro puntuale, prezioso strumento per agire in maniera capillare e concreta a seconda delle esigenze locali. La Regione Lazio – ha proseguito l’assessora Troncarelli – è già intervenuta con diverse misure per contrastare la povertà educativa; tra queste anche lo stanziamento di 1 milione di euro con il bando ‘Non uno di meno’, in co-programmazione con l’impresa sociale Con i Bambini, per arginare i rischi di dispersione scolastica nella fascia di età 6-13 anni e supportare le famiglie attraverso presidi educativi nei quartieri con maggiore grado di vulnerabilità sociale. Il nostro impegno è quello di non lasciare indietro nessuno e l’obiettivo è di continuare a investire sul futuro dei giovani, andando a coinvolgere l’intera ‘comunità educante’ dei territori”.

Un obiettivo, quest’ultimo, che caratterizza l’azione del Fondo, come ha sottolineato anche il direttore di Acri Giorgio Righetti. “Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile rappresenta una grande innovazione nel panorama sociale italiano – ha dichiarato Righetti – Nato su iniziativa delle Fondazioni di origine bancaria, ha dato vita a un’inedita partnership pubblico-privato che coinvolge Fondazioni, Governo e Terzo settore. Il Fondo sta sperimentando positivamente centinaia di progetti che coinvolgono tutta la comunità educante. Uno dei meriti del Fondo è l’aver contribuito ad accendere i riflettori sul tema della povertà educativa, fino ad alcuni anni fa completamente ignorato dai mezzi d’informazione e trascurato dall’agenda della politica. Il Fondo sta rimettendo al centro dell’attenzione questo fenomeno, che è cruciale per lo sviluppo del Paese. Le mappe regionali della povertà educativa, come quella del Lazio che viene presentata oggi, possono contribuire ad alimentare ulteriormente la conoscenza di un fenomeno che riguarda tutto il Paese”.

Le scuole raggiungibili con mezzi pubblici

La possibilità per i minori di accedere a opportunità e servizi educativi dipende da diversi aspetti. Non ultimo, l’accessibilità pratica degli edifici scolastici. Le scuole devono essere raggiungibili attraverso il servizio di trasporto pubblico. Da un lato, per non svantaggiare le famiglie prive di un mezzo proprio o del tempo necessario per accompagnare i figli a scuola tutti i giorni. Dall’altro, per favorire la frequenza scolastica dei minori. La mancanza di collegamenti efficienti tra gli studenti e la scuola rischia infatti, nel lungo periodo, di alimentare fenomeni di dispersione scolastica. Secondo i dati più recenti relativi al 2018, sono 34.531 in Italia gli edifici scolastici statali raggiungibili con mezzi alternativi a quello privato, come quelli di trasporto pubblico (urbano, interurbano, ferroviario) o di trasporto scolastico. Cioè l’86% delle 40.160 scuole totali presenti nel nostro Paese. Una percentuale alta, che nel caso del Lazio cala solo lievemente all’84,5%. Anche nelle singole province della regione si registrano quote elevate di scuole raggiungibili, fatta eccezione per Rieti molto al di sotto della media regionale. Sono necessari collegamenti efficienti tra il territorio e le scuole.

“Garantire un adeguato accesso ai servizi scolastici, sin dalla prima infanzia, rappresenta il primo passo per il riconoscimento delle pari opportunità per tutti i bambini ed i ragazzi. Ma spesso, soprattutto nelle aree interne del Paese, dove i servizi sono carenti – spiega Claudia Fiaschi, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – pensiamo all’accessibilità su vari livelli, alla questione della transizione digitale, etc. –, il rischio di acuire le disuguaglianze, alimentare fenomeni di dispersione scolastica e la povertà educativa è alto. Dare vita a patti educativi di comunità nei territori e costruire alleanze solide e durature tra scuola, Terzo settore, famiglie ed istituzioni potrebbe rappresentare la risposta efficace per venire incontro ai bisogni dei soggetti più fragili e delle realtà dei territori maggiormente svantaggiati da un punto di vista economico e sociale.”

La città metropolitana è penultima per scuole raggiungibili con mezzi pubblici.  Al primo posto Rieti, dove è possibile raggiungere quasi tutte le scuole (95,1%) utilizzando un mezzo pubblico. Seguono Latina e Frosinone, entrambe con quote superiori al 90%. Al di sotto di tale percentuale invece, la città metropolitana di Roma (83,1%), che non raggiunge la media regionale (84,5%). Chiude Viterbo con solo il 57,1% di scuole raggiungibili. Una quota notevolmente inferiore rispetto a quelle delle altre province e che dista di quasi 40 punti da Rieti.

Ma approfondendo ancora a livello provinciale emergono delle differenze. Sono 174 le scuole raggiungibili con almeno un mezzo pubblico, delle 183 situate nella provincia di Rieti (95,1%). Un dato sicuramente positivo, che trova conferma a livello comunale. Sono 48 i comuni in provincia di Rieti dove è possibile raggiungere con il trasporto pubblico tutte le scuole presenti (100%), mentre solo 6 presentano quote inferiori. Si tratta tra gli altri dei due comuni più popolosi (gli unici a superare i 10.000 abitanti): il capoluogo, con il 97,5% di scuole raggiungibili e Fara in Sabina (76,5%). In questo quadro positivo tuttavia è importante sottolineare un altro aspetto emerso dai dati, e cioè che Rieti è la provincia del Lazio con più comuni senza scuole. Sono ben 19 su 73 (26%) i comuni dove mancano del tutto edifici scolastici. Come evidenzia la mappa, si tratta inoltre di aree che confinano tra loro, suggerendo una distribuzione piuttosto disomogenea delle scuole sul territorio. Al contrario, le altre province del Lazio registrano numeri inferiori di comuni privi di scuole: solo 1 a Latina (3% sul totale degli enti), 3 a Viterbo (5%), 5 a Frosinone (5,5%) e 12 nella città metropolitana di Roma (9,8%). È possibile utilizzare un mezzo pubblico per raggiungere solo 128 delle 224 scuole in provincia di Viterbo (57,1%). Un dato che la vede ultima in classifica rispetto agli altri territori del Lazio, ma che nasconde situazioni molto diverse da un comune all’altro. Man mano che ci si allontana dal comune di Viterbo, unico polo della provincia, diminuiscono le percentuali di scuole che si possono raggiungere
con i mezzi pubblici. Le aree interne sono infatti le più svantaggiate nell’offerta del servizio, in particolare i comuni periferici, che presentano in media una quota del 34% di strutture raggiungibili. Contro il 53,2% nei territori intermedi e il 75,6% in quelli di cintura.

Le disuguaglianze digitali

Lo sviluppo di un’agenda digitale è cruciale nel contrasto alla povertà educativa. Le criticità sono emerse fin da subito, in particolare i divari e le loro conseguenze in termini di opportunità educative. Da un lato, bambini e ragazzi che hanno potuto senza troppe difficoltà seguire le lezioni online, perché dotati di una connessione internet stabile e di un proprio pc o tablet con cui seguire la didattica. Dall’altro, chi per motivi economici o territoriali si è ritrovato privo degli strumenti necessari per partecipare alle lezioni. Un divario che si aggiunge alle disuguaglianze educative e sociali già esistenti. Osservando i dati relativi al periodo precedente all’inizio della pandemia, il Lazio risultava in linea con la media nazionale in termini di famiglie raggiunte dalla banda larga di base su rete fissa. Nel 2019 erano il 96%, un punto percentuale in più rispetto al dato nazionale (95%). Sempre nel 2019, il 48% delle famiglie del Lazio erano raggiunte da una rete fissa con velocità di download pari o oltre i 100 Mbps. Nella città metropolitana di Roma, più della metà delle famiglie sono raggiunte da una rete fissa con velocità di download pari o oltre i 100 Mbps. Un dato (58,2%) che supera ampiamente quello regionale (48%) e quello nazionale (36,8%). Al di sotto di queste soglie invece troviamo tutte le altre province. A partire da Latina (29,3%), seguita da Rieti e Viterbo, entrambe con quote inferiori al 20%. Chiude la classifica Frosinone, dove solo il 9,8% delle famiglie è potenzialmente raggiunto da una connessione ultraveloce.

“Per capire se nel Lazio opportunità e servizi educativi fossero preparati alla sfida posta dalla crisi sanitaria, abbiamo analizzato l’offerta di asili nido, la raggiungibilità delle scuole – spiega Vincenzo Smaldore direttore editoriale Openpolis – la transizione digitale e l’abbandono scolastico nelle province e nei comuni della regione. Il PNRR deve essere opportunità – partendo dall’analisi dei dati territoriali – di recuperare ritardi infrastrutturali e di nuovi investimenti nelle aree deprivate. Tra le province del Lazio, abbiamo visto che Roma è quella dove più famiglie (58,2%) hanno accesso a una rete fissa a 100 Mbps. Tuttavia, approfondendo l’analisi a livello comunale, emerge l’ampio divario tra il capoluogo e il resto del territorio, con il 48,8% dei comuni dove la connessione ultraveloce non raggiunge nessuna famiglia”.

L’abbandono scolastico

I fenomeni di dispersione hanno numerose cause, in primis il contesto di origine di bambini e ragazzi. Condizioni di disagio economico e sociale delle famiglie, unite alla carenza di servizi educativi sul territorio, possono infatti ostacolare il percorso scolastico dei minori. Portandoli anche alla scelta estrema di abbandonare gli studi prima del raggiungimento del diploma. Secondo i dati più recenti, nel 2019 in Italia il 13,5% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni è uscito dal proprio percorso educativo prima di conseguire il diploma.
Un dato che posiziona il nostro paese al quarto posto per abbandono scolastico tra gli stati europei. La media regionale del Lazio è quindi inferiore a quella nazionale, anche se lievemente e anche se, in 2 delle 5 province, il fenomeno incide in misura più ampia. Con il 15,7% e il 13,4% di giovani usciti dalla scuola prima del tempo, le province di Frosinone e Rieti sono ai primi posti per abbandoni nel Lazio. Gli abbandoni in provincia di Frosinone superano anche la media nazionale. Segue la città metropolitana di Roma, con una quota del 10,7%, mentre chiudono la classifica Latina e Viterbo. Rispettivamente con un tasso dell’8,2% e del 7,7%, percentuali ampiamente inferiori rispetto alle prime.

Osservatorio #conibambini

Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

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