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Inuguaglianze in educazione nel tempo del Covid-19

Foto su Shutterstock.com
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Considerazione sul tema, di Marco Rossi-Doria.

1,6 miliardi di minori nel mondo ha interrotto la scuola. È la prima volta nella storia. I più penalizzati, ovunque, sono i bambini poveri, per i quali la scuola è la principale leva di riscatto economico, sociale, culturale. Articolo completo su CONmagazine.it

Un miliardo e 600 milioni di bambini/e e ragazzi/e nel mondo hanno interrotto la scuola. È la prima volta nella storia. I più penalizzati, ovunque, sono i bambini poveri, per i quali la scuola è la principale leva di riscatto economico, sociale, culturale. In Italia hanno interrotto la scuola 9.040.000 bambini/e e ragazzi/e e oltre 1 milione di bimbi/e dei servizi educativi della prima infanzia.

Vi sono tre conseguenze drammatiche:

– Sono fermi i principali presidi di cittadinanza della Repubblica. Infatti le scuole – ancor più in ogni periferia e quartiere povero come nelle zone interne – sono i primi garanti dell’articolo 3 della Costituzione perché promuovono lo sviluppo di conoscenze condivise attivando la prossimità e la cooperazione tra uguali ma diversi, la legalità e il presidio delle regole e dei limiti per tutti, l’inclusione di bambini/e e ragazzi/e stranieri e con bisogni speciali entro la comunità dei pari, il supporto alle fragilità di ciascuno, la tenuta del sistema complesso di relazioni solidali tra coetanei, tra generi, tra generazioni. Il venir meno di questa vasta rete di vita civile, nelle scuole e intorno alle scuole, indebolisce fortemente la coesione sociale e territoriale, soprattutto nei luoghi dell’esclusione.

Aumentano le disuguaglianze tra scuole, tra classi, tra bambini perché la scuola “dematerializzata” fa i conti con l’evidenza che le disuguaglianze corrono anche su internet. Insieme alla questione dei device e della connettività che ministero e scuole stanno provando a superare insieme a comuni, forze dell’ordine, protezione civile e spesso grazie all’aiuto del terzo settore, sta facendo la differenza avere o non avere i genitori in casa (molti sono al lavoro), con reddito conservato o, viceversa, particolarmente oppressi per incremento di povertà e mancanza di cibo o che sanno o meno parlare l’italiano o che vivono o no in un campo (rom, sinti, caminanti); fa certamente la differenza possedere o meno un pc o un tablet con connessione e byte pagati ma anche che qualcuno a casa sia capace di fornire assistenza nell’utilizzo delle piattaforme e potere studiare in una postazione adeguata, con una porta da chiudere e in spazi accettabili.

Viene meno un luogo unico per poter elaborare – insieme ai coetanei e con l’accompagnamento di adulti esperti e significativi – le difficoltà, spaesamenti e paure e anche le capacità di reazione di un’esperienza nuova per l’umanità intera, che in Italia non ha pari dal 1945 e che sarà ricordata come un passaggio decisivo della vita dai bambini e ragazzi che lo stanno vivendo. Avere o meno possibilità di parola con gli altri sta facendo la differenza e chi è escluso anche dalla circolarità a distanza rimane indietro non solo negli studi.
Al tempo stesso, sono presenti scenari positivi, che evidenziano le potenzialità reattive di chi si occupa di educazione…

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Osservatorio #conibambini

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