Pochi servizi educativi nelle aree interne: solo 2 mense ogni 1000 ragazzi
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Le aree interne sono le più colpite dalla carenza di servizi, anche di quelli educativi. Un fenomeno che influenza negativamente il percorso formativo dei bambini e dei ragazzi che vivono in questi territori. È quanto emerge dal report settimanale dell’Osservatorio povertà educativa #Conibambini, a cura di Openpolis e Con i Bambini. Di seguito un estratto del rapporto.
Le aree interne sono i territori del Paese dove si hanno maggiori difficoltà ad accedere a servizi essenziali. Si tratta di quasi 4.200 comuni, più della metà dei comuni italiani, dove abitano circa 13 milioni di persone. Questi comuni interni sono quelli più lontani dai comuni polo, ovvero le città che offrono tutti i servizi essenziali: educativi, sanitari e di trasporto.
La scarsa copertura dei servizi nelle aree interne si accompagna spesso a fenomeni come lo spopolamento, un maggior rischio di disoccupazione e in generale a situazioni di disagio economico e sociale. Elementi su cui è urgente intervenire.
La presenza di scuole nelle aree interne
La carenza di servizi educativi nelle aree interne rende le scuole di questi territori meno attrattive rispetto a quelle dei comuni più centrali. Molti bambini e ragazzi si spostano quindi dalle zone più periferiche verso i centri maggiori, per accedere a un’offerta educativa più ampia e a servizi scolastici migliori. Molti dei residenti 6-18 dei comuni di cintura e delle aree interne frequentano la scuola in un comune diverso da quello in cui vivono. Nella maggior parte dei casi, in un comune polo.
Nei poli si concentrano più alunni che negli altri comuni
Rapporto tra il numero di alunni che frequentano la scuola in un comune e i residenti tra 6-18 anni dello stesso comune (2017)
In molti casi, questa scelta è dettata anche dalla carenza di edifici scolastici sul territorio. In particolare per quanto riguarda le scuole superiori che, a differenza di elementari e medie, non sono presenti nella maggior parte dei comuni.
Osservando la diffusione delle scuole da una prospettiva solo quantitativa, sono le aree interne ad avere più strutture in rapporto alla popolazione scolastica (residenti tra i 6 e i 18 anni). Tuttavia, nei comuni più periferici le scuole sono spesso più piccole e offrono in media meno servizi agli studenti.
Le scuole costruite in zone sicure, nelle aree interne
Le scuole sono i luoghi dove bambini e ragazzi trascorrono la maggior parte del tempo fuori casa. Per tutelare la salute dei minori, è quindi fondamentale che gli edifici scolastici siano costruiti in aree sicure.
Una zona viene definita “non sicura” dal Miur in base a diversi criteri. Dalla vicinanza a fonti di inquinamento o percorsi di traffico, alla collocazione delle scuole in aree urbane degradate. Sono oltre la metà (72%) le scuole nel nostro Paese collocate in zone sicure, in base ai criteri stabiliti dal Miur. Oltre una scuola su 4, quindi, si trova in aree non sicure.
I fattori di rischio per la sicurezza delle scuole sono più frequenti nei poli. Possiamo pensare che questo sia dovuto anche alla maggior urbanizzazione dei poli, rispetto ai comuni meno centrali del territorio. Elemento che implica, tra gli altri, più traffico e più inquinamento.
Le mense nelle scuole delle aree interne
In Italia, le scuole con mensa sono una minoranza. sono circa il 26% gli edifici scolastici che dichiarano di offrire il servizio refezione.
Considerando la carenza di servizi educativi e i livelli inferiori di apprendimento dei ragazzi, è ancora più importante potenziare la presenza delle mense scolastiche nelle aree interne. Per favorire la frequenza degli alunni ad attività pomeridiane come i corsi di recupero, un importante strumento di supporto all’apprendimento.
Sono solo 2 le mense ogni 1.000 residenti 6-18 nelle aree interne.
Le aree interne con più mense sono in province del centro-nord
Le prime 20 province per numero di scuole dotate di mensa ogni 1.000 residenti 6-18, nelle aree interne (2017)
Le palestre nelle scuole delle aree interne
In Italia, meno della metà delle scuole ha la palestra. Le scuole dotate di palestre o piscina sono il 41%. Una media che aumenta solo nei comuni polo, mentre diminuisce nei territori meno centrali.
È proprio nelle aree interne che spesso condizioni di disagio economico e sociale rendono meno accessibili opportunità educative esterne alla scuola, come la pratica sportiva nel tempo libero. Per questo motivo è ancora più importante che in questi territori sia potenziata la presenza di palestre scolastiche.
L’abbandono scolastico nelle aree interne
L’Italia è uno dei paesi europei più colpiti dall’abbandono scolastico, con il 13,5% dei giovani tra i 18 e in 24 anni con la sola licenza media, nel 2019. Gli abbandoni aumentano man mano che ci si allontana dai centri maggiori.
Osservando nello specifico i territori delle aree interne, le quote di abbandoni risultano ampiamente superiori al 20% in diverse province italiane.
Le aree interne delle province sarde sono quelle con più abbandono scolastico
Le prime 20 province per percentuale mediana di abbandoni scolastici, nelle aree interne (2011)
Dai dati 2011, le province sarde spiccano per le percentuali più alte di abbandono. Uno su 3 circa, i giovani 15-24 che lasciano gli studi nelle aree interne della provincia Sud Sardegna, nel 2011.
Su conibambini.openpolis.it è possibile approfondire l’argomento con un grafici e mappe su diverse città e regioni italiane.
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un'informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l'elaborazione di analisi e approfondimenti originali.
Il report completo è disponibile in formato pdf