l’Italia resta il secondo Paese UE con più Neet
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- 15,2% i Neet in Italia nella fascia 15-29 anni nel 2024.
- In calo, ma comunque al secondo posto in Ue dopo la Romania.
- 17,8% i Neet tra i 15-29enni diplomati. Molto più dei coetanei laureati (11,8%).
- L’incidenza dei giovani che non studiano e non lavorano è più marcata nelle città e nelle aree urbane densamente popolate.
- Catania, Palermo e Napoli sono quelle in cui il fenomeno incide di più.
Come ogni anno, il 15 luglio ricorre la giornata mondiale delle competenze dei giovani. Un’occasione per riflettere su quanto ciascun paese stia facendo per valorizzarne le capacità e l’autonomia.
Nonostante il calo nell’ultimo decennio, l’Italia resta, nel contesto europeo, uno dei paesi con più giovani cosiddetti Neet, ovvero che non studiano, non lavorano e non frequentano percorsi di formazione.
15,2% i Neet in Italia nella fascia 15-29 anni nel 2024.
Una quota superiore rispetto alla media europea (11%) e distante dall’obiettivo Ue per il 2030: scendere al di sotto del 9% di giovani Neet. Ridurre questa percentuale significa mitigare la dispersione della risorsa più importante a disposizione di un paese: l’energia e il talento delle sue giovani generazioni.
Non si tratta di un problema che riguarda solo le ragazze e i ragazzi, frustrati nelle loro aspirazioni e nelle possibilità di autonomia e di crescita personali. Il fatto che una parte non irrilevante della popolazione giovanile resti esclusa dai percorsi di istruzione, formazione e – successivamente – dal mondo del lavoro rappresenta un vero e proprio problema sociale.
Abbiamo approfondito il dato nazionale nel contesto europeo, anche alla luce dell’incidenza dei divari educativi sulla condizione dei Neet. Come sempre, il fenomeno assume anche una forte connotazione territoriale. Pur tenendo presente che i dati comunali più recenti sono relativi al 2020, un anno molto particolare visto l’impatto dell’emergenza, appare consolidato che il fenomeno sia più impattante in alcune grandi città. In particolare nel mezzogiorno, come Catania, Palermo e Napoli.
I Neet nel confronto europeo
L’Italia si posiziona tra gli stati con una percentuale di Neet più elevata nel 2024 (15,2%). Si registra comunque una tendenza al calo, visibile anche negli ultimi anni (16,1% nel 2023, 19% nel 2022). Ciononostante il nostro paese è, dopo la Romania (19,4%), quello in cui il fenomeno incideva maggiormente l’anno scorso, l’ultimo disponibile per un confronto. Seguono la Lituania (14,7%) e la Grecia (14,2%).
Nel 2024 l’Italia resta il secondo Paese Ue con più Neet
Percentuale di Neet nella fascia 15-29 anni (2024)
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat
(pubblicati: giovedì 12 Giugno 2025)
Questi stati devono affrontare ancora una sfida importante per raggiungere l’obiettivo Ue per il 2030 di scendere al di sotto del 9% di giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non sono in formazione.
Gli stati con la minor percentuale di Neet nel 2024 sono invece i Paesi Bassi (4,9%), la Svezia (6,3%) e Malta (7,2%). Questi paesi, insieme ad altri 6, hanno già raggiunto il target Ue per il 2030. Un obiettivo che riguarda la questione giovanile, in primo luogo da un punto di vista sociale, essendo inserito nel piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali. Ma che ha anche evidenti risvolti educativi che, in modi diversi, investono il nostro sistema di istruzione.
Il collegamento tra la condizione di Neet e il percorso educativo
I divari educativi presenti nel paese possono incidere sulla futura condizione di Neet da due punti di vista, spesso sovrapposti.
In primo luogo, un basso livello di istruzione, o comunque il raggiungimento di un titolo che non corrisponde alle competenze effettive (la cosiddetta dispersione implicita), spesso comporta il non trovare sbocchi né all’interno del sistema educativo, ad esempio con l’accesso all’istruzione terziaria, né in quello occupazionale. A maggior ragione in un contesto produttivo dove le competenze tecnologiche e digitali sono sempre più richieste per aver accesso a possibilità di lavoro stabili e ben retribuite.
17,8% i Neet tra i 15-29enni diplomati. Molto più della media Ue per lo stesso segmento (11,3%) e dei coetanei laureati in Italia (11,8%).
Nel nostro paese in molti casi anche il raggiungimento del diploma delle superiori non sembra essere sufficiente per contenere il rischio Neet. Mentre a livello europeo la quota di n
Neet tra i diplomati (11,3%) è in linea con la media generale (11% circa), in Italia tra i giovani con diploma la percentuale di quelli che non studiano e non lavorano si avvicina al 18%. Quasi 3 punti in più della media nazionale (15,2%). Tra i laureati in Italia, scende invece all’11,8%. Paradossalmente l’incidenza dei Neet è superiore tra i giovani diplomati rispetto a quelli con al massimo la licenza media (13,3%). Segnale da un lato significativo rispetto alla struttura del mercato del lavoro nel nostro paese. Dall’altro della capacità del sistema di istruzione di formare adeguatamente anche chi conclude la scuola secondaria di secondo grado.
Spesso i giovani non sono supportati a sufficienza nella scelta del loro percorso scolastico.
In questo senso, va valutato l’altro fattore chiave. Ovvero le difficoltà di scelta nei percorsi educativi e le possibilità di orientamento in questo senso. Come puntualizzato negli approfondimenti di Almalaurea, spesso gli alunni ricevono indicazioni vaghe o insufficienti rispetto a scelte importanti come queste. Con il rischio di scelte inconsapevoli, la carenza di orientamento può essere alla base di decisioni che non rispecchiano le proprie attitudini e di uscita dal sistema formativo.
L’incidenza dei giovani Neet sul territorio, comune per comune
Nel caso italiano, i dati Eurostat indicano come il problema sembri riguardare soprattutto le città. Il grado di urbanizzazione del comune rappresenta infatti un’altra variabile utile per comprendere le differenze interne al paese.
Rispetto alla media nazionale del 15,2%, l’incidenza massima si raggiunge nelle città e nelle aree urbane più densamente popolate dove supera il 16%. Mentre risulta inferiore al 15% sia nei comuni a densità intermedia (14,7%) che in quelli rurali (14,4%).
16,3% i Neet nelle città e nelle aree urbane a maggiore densità nel 2024.
Dati che però non restituiscono i divari interni al paese, tra nord e sud, regione per regione. Un indicatore in questo senso è quello costruito attraverso l’incrocio dei dati Istat sulle condizioni socio-economiche delle famiglie con le fonti amministrative e che calcola la percentuale di residenti di 15-29 anni che non hanno un’occupazione regolare e non seguono un percorso di studio. Una proxy utile per stimare l’incidenza dei Neet.
Trattandosi di dati elaborati tra le statistiche sperimentali di Istat, sono disponibili solo per i comuni con almeno cinquemila abitanti e con un aggiornamento al 2020. Aspetto di cui tenere conto, dal momento che si era trattato di un anno molto particolare per l’impatto della pandemia. Allo stesso tempo, la tendenza – emersa anche in precedenti analisi sul tema – è che appare consolidato come il fenomeno sia più impattante in alcune grandi città. In particolare nel mezzogiorno del paese.
I 10 capoluoghi con la più alta percentuale di Neet nel 2020 sono stati Catania (42,0%), Palermo (39,8%), Napoli (37,3%), Messina (33,7%), Caltanissetta (32,1%), Agrigento (31,7%), Trapani (31,6%), Siracusa (31,5%), Frosinone (30,5%) ed Enna (30,4%).
Catania è il capoluogo con più giovani Neet
Percentuale di residenti di 15-29 anni che non hanno un’occupazione regolare ad ottobre e non seguono un percorso di studio per comune (2020)
DA SAPERE
I dati, diffusi solo per i comuni con più di 5.000 abitanti, mostrano la percentuale di iscritti in anagrafe di 15-29 anni che non hanno un’occupazione regolare ad ottobre e non seguono un percorso di studio. Si tratta di una proxy dell’indicatore sui Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione).
FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Istat (statistiche sperimentali)
(pubblicati: giovedì 19 Giugno 2025)
Le città capoluogo con la più bassa percentuale di Neet nel 2020 sono state Belluno (16,1%), Pesaro (16,4%), Rimini (17,3%), Siena (17,6%), Forlì (17,7%), Prato (17,8%), Aosta (17,9%), Ravenna (17,9%), Matera (18,0%) e Grosseto (18,4%).
L’articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it, con i dati comunali regione per regione
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.