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Le mappe della povertà educativa minorile in Italia

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In Italia un sesto della popolazione, circa 10 milioni di persone, ha meno di 18 anni. Garantire lo sviluppo dei minori, offrire loro uguali possibilità, nel concreto significa fare i conti con tante situazioni di partenza diverse. Dove cresci è spesso la variabile decisiva. Per analizzare il fenomeno della povertà educativa minorile non sono sufficienti i dati a livello nazionale e regionale, ma sono necessari dati comunali e sub comunali, soprattutto nelle grandi città. Per questo motivo nascono le Mappe della povertà educativa minorile nell’ambito dell’Osservatorio #conibambini, a cura di Openpolis e Con i Bambini. Di seguito un estratto del primo rapporto.

Nascere in Italia

Nel nostro Paese si fanno sempre meno figli. Nel 2018 i nuovi nati sono stati 439mila. 18mila in meno rispetto all’anno precedente. 137mila in meno rispetto a dieci anni fa. Quasi mezzo milione in meno in confronto agli anni ’70. Con questi ordini di grandezza non è esagerato parlare di una vera e propria emergenza nazionale.

Una tendenza al calo demografico che riguarda tutte le aree del Paese, da Nord a Sud, con la sola eccezione della provincia autonoma di Bolzano. Ovviamente con misure diverse. Ci sono realtà del Paese, come la Sardegna meridionale, dove il calo supera il 20%.

Esclusione sociale e disagio nelle famiglie con figli

Nel 2007 il 3,5% delle famiglie si trovava in povertà assoluta. Con la crisi questo dato è progressivamente cresciuto. Nel 2018 le famiglie in povertà assoluta sono salite al 7% del totale. Una tendenza che ha riguardato soprattutto le famiglie con figli. Più minori ci sono in famiglia, più è probabile che questa si trovi in povertà assoluta.

1 su 5 le famiglie con almeno 3 figli minori in povertà assoluta.

La povertà ha colpito in modo diverso a seconda del territorio. Nel Mezzogiorno le famiglie con almeno un figlio minore in povertà sono il 14,4% del totale, mentre nel centro-nord si attestano sull’8-10%. Ma si tratta di medie solo indicative, perché all’interno di queste macroaree convivono tante realtà diverse: esistono tanti Nord, come esistono tanti Sud.

L’offerta di servizi per la prima infanzia

Un obiettivo prioritario per il nostro Paese dovrebbe essere il raggiungimento dell’obiettivo europeo: 33 posti nei servizi per la prima infanzia ogni 100 bambini residenti. Attualmente, nella fascia 0-2 anni, questo obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto.

24 i posti in asili nido e servizi integrativi ogni 100 bambini con meno di 3 anni.

Un’offerta che peraltro non è uniforme sul territorio nazionale. Tra le regioni, solo 4 superano la soglia del 33%: Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana. Nel Mezzogiorno l’offerta è molto al di sotto non solo dell’obiettivo europeo, ma anche della stessa media nazionale. In Campania, Calabria e Sicilia sono meno di 10 i posti ogni 100 bambini. Parallelamente, anche all’interno di regioni del centro-nord mediamente più servite ci sono realtà dove il servizio è meno diffuso. In Lombardia, ad esempio, la città metropolitana di Milano supera il 33%, mentre la provincia di Sondrio non raggiunge il 20%.

La presenza di servizi nelle scuole

Solo in 4 regioni oltre la metà delle scuole ha la mensa. La Sicilia è la regione con meno edifici scolastici dotati di mensa (meno del 10% ne ha una). In controtendenza con il dato dell’isola è quello di Messina. In questa città metropolitana gli edifici scolastici con la mensa sono il 20,3%.

In media, in Italia circa il 41% degli edifici scolastici statali ha una palestra o una piscina. La metà delle regioni supera questo dato. Il valore più alto si raggiunge in Friuli Venezia Giulia (57,8%), seguito dal Piemonte (51%). Le regioni con meno palestre sono Calabria (22,3%) e Campania (25,7%).

L’abbandono scolastico

L’Italia è il quarto stato Ue con il più alto tasso di abbandono scolastico, dopo Spagna, Malta e Romania. Negli ultimi 10 anni la quota di abbandoni nel nostro Paese è progressivamente diminuita: nel 2008 sfioravano il 20%, 5 punti in più rispetto ad oggi. Ma il trend dell’ultimo biennio mostra un’inversione di tendenza: dal 13,8% del 2016 siamo tornati al 14,5% attuale.

L’abbandono colpisce in modo diverso le aree del Paese. In tre regioni, Sardegna, Sicilia e Calabria, oltre il 20% dei ragazzi ha abbandonato precocemente la scuola. Una quota doppia rispetto al 10% che l’Ue si è posta come obiettivo. In alcune province, come il Sud Sardegna e Catania, oltre un giovane su 4 ha lasciato prima del diploma. A restare indietro sono i giovani più svantaggiati, e anche i territori socialmente ed economicamente più fragili.

Le esperienze educative oltre la scuola

Gran parte delle opportunità formative che fanno la differenza sullo sviluppo del minore si trovano fuori dalla scuola dell’obbligo. Secondo i dati Istat, il 10,1% delle famiglie non ha neanche un libro in casa. La presenza di presidi educativi in un territorio può essere la premessa per intervenire. 

Ad esempio le biblioteche possono diventare spazi di aggregazione, punti di incontro per i giovani e l’intera comunità. In Italia ci sono circa 18mila biblioteche. Rispetto ai 6,8 milioni di bambini e ragazzi di età compresa tra 6 e 17 anni, significa 2,6 strutture ogni 1.000 minori. La diffusione maggiore si registra in Molise e Valle d’Aosta, dove ci sono più di 5 biblioteche ogni 1.000 minori. Quella più contenuta in Puglia, Campania (meno di 2 strutture ogni 1.000 minori) e Sicilia (2,08).

Importanti anche i musei: in Italia in media ci sono circa 5 musei ogni 10mila ragazze e ragazzi di età compresa tra 0 e 17 anni. Spicca la presenza di musei nell’Italia centrale, mentre le 3 maggiori regioni del mezzogiorno (Campania, Sicilia e Puglia) si trovano ampiamente al di sotto della media (meno di 3 musei ogni 10mila minori).

Su conibambini.openpolis.it è possibile approfondire l’argomento con ulteriori mappe e un focus su Roma.

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

Osservatorio #conibambini

Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

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