Le mappe della povertà educativa in Sicilia
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Nel 2019, il 22,4% dei giovani siciliani ha lasciato la scuola senza avere conseguito un diploma o una qualifica professionale. Quasi 10 punti al di sopra della media nazionale, insomma, in un periodo a cui non si erano ancora aggiunte le difficoltà legate alla pandemia.
Si chiama “Le mappe della povertà educativa in Sicilia” il report realizzato da Openpolis e Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Il report è stato presentato martedì 22 giugno alle 16.30 in diretta streaming dal sito di Fondazione Sicilia, che ha ospitato l’evento.
Povertà educativa, la necessità di una banca-dati dettagliata
I dati sono stati elaborati dall’osservatorio sulla povertà educativa, curato in collaborazione tra Con i Bambini – impresa sociale e Fondazione Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.
Attualmente, la trattazione della povertà educativa avviene soprattutto utilizzando indicatori nazionali o al massimo regionali, anche per la carenza di dati aggiornati a livello locale. L’obiettivo finale è, quindi, la costituzione di una banca dati su scala comunale o sub-comunale, che consenta interventi mirati a seconda delle esigenze.
I dati in Sicilia
I dati sulle mappe della povertà in Sicilia sono stati formulati tenendo conto di quattro parametri: l’offerta di asili nido, le famiglie raggiunte da banda larga ultraveloce, gli edifici scolastici vetusti e quelli raggiungibili con i mezzi pubblici.
L’offerta di asili nido: Sicilia fanalino di coda
In un sud carente di servizi, la Sicilia (insieme a Campania e Calabria) si colloca ancora sotto la media.
L’offerta disponibile di servizi prima infanzia vede infatti la Sicilia penultima tra le regioni italiane. Con 10 posti ogni 100 bambini, l’offerta di asili nido presente sull’isola è poco superiore rispetto a quella della Campania (ultima con il 9,4%) e al di sotto di quella della Calabria (terzultima con l’11%).
Le tre grandi regioni del sud si collocano in fondo alla classifica, molto distanti da quelle ai primi posti: Valle d’Aosta (45,7%), Umbria (42,7%), Emilia-Romagna (39,2%), Toscana (36,3%). Ma anche da altre regioni del sud continentale (ad esempio la Puglia, con il 16,8%) e dall’altra isola maggiore (Sardegna, 29,3%).
Ancora una volta, però, il dato medio regionale non è sufficiente per l’analisi. All’interno del territorio, infatti, convivono significative differenze.
L’accesso alla banda larga ultraveloce
Un problema, quello di possedere una connessione efficace, che nei mesi della pandemia, tra didattica a distanza e lavoro agile, ha mostrato tutta la sua rilevanza.
E se è vero che la Sicilia ha 18,2 punti di vantaggio rispetto alla media nazionale per quanto riguarda la disponibilità di connessioni ultraveloci, altrettanto palese è l’ampio divario tra la potenzialità della rete e la quota di famiglie che effettivamente vi hanno accesso.
La connettività, però, non è solo una questione infrastrutturale, e in tutta Italia la quota di famiglie con internet veloce è inferiore alle potenzialità della rete. In altre parole, il fatto che una zona sia cablata non significa necessariamente che le famiglie concretamente vi abbiano accesso. I motivi possono essere tanti: dalle preferenze e necessità individuali a un disagio economico che impedisce alla famiglia di potersi permettere una connessione veloce.
Nel dettaglio, le cose vanno meglio nel Siracusano e nella città di Palermo, dove quasi due terzi delle famiglie risultano raggiunte dalla banda ad almeno 100 Mbps. Superano la media regionale anche il Ragusano, il Catanese e il Nisseno.
La sicurezza degli edifici scolastici
Salute e sicurezza sono aspetti fondamentali, che a maggior ragione devono essere garantiti anche all’interno degli ambienti scolastici.
Per questo è importante che le aule siano adeguate. Il Covid-19 infatti ha reso ancora più evidente la necessità di avere a disposizione un certo tipo di spazi per permettere il ritorno in classe in sicurezza. Non solo in termini di ampiezza, ma anche di funzionalità, in modo da consentire una rimodulazione di banchi e arredi scolastici che tuteli insegnanti e alunni dal rischio contagio, come previsto dalle linee guida del Miur.
La sicurezza nelle scuole, è un dato condiviso, parte cioè dalla progettazione e continua con gli interventi di manutenzione e ristrutturazione.
In Sicilia, il 16,5% degli edifici scolastici statali sono classificati come vetusti.
E se sotto questo aspetto la Sicilia presenta dati in parte più contenuti rispetto alla media nazionale, in città come Messina un quarto delle scuole non è adeguato per una corretta fruibilità. Non si segnalano problemi di questo tipo, invece, nelle isole di Pantelleria e Favignana.
Quanto sono raggiungibili le scuole con i mezzi pubblici?
Il dato nazionale: nel 2018 su 40.160 edifici scolastici statali in Italia, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, sono 34.531 quelle raggiungibili con mezzi di trasporto pubblico, cioè l’86%.
In Sicilia la quota è inferiore di quasi 2 punti rispetto alla media nazionale, (84,2%), anche se la situazione varie sensibilmente a seconda della realtà. Ci sono province in cui le scuole raggiungibili con i mezzi superano il 90% di scuole raggiungibili con almeno un mezzo alternativo all’auto privata (le più virtuose l’Ennese, il Catanese e il Messinese) e altre con percentuali inferiori al 70%.
Deve far riflettere il caso del comune di Sperlinga, nell’Ennese: l’unica scuola presente non risulta raggiungibile con i mezzi.