In Italia meno del 15% degli studenti universitari Ict sono donne
Tag: DirittiIstruzione
Quando si parla di Ict, ci si riferisce alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che permeano la vita quotidiana di tutti. Strumenti e applicazioni ormai divenute di larghissimo uso, sia a livello individuale che collettivo, e che consentono di creare informazioni, archiviarle e trasmetterle in tempo reale.
Un vero e proprio mutamento del paradigma tecnologico, paragonato da numerosi osservatori alle trasformazioni connesse con le precedenti rivoluzioni industriali (cfr. Treccani). Trasformazioni che – storicamente – non si sono limitate solo al sistema produttivo ed economico, ma hanno investito anche l’ambito delle relazioni sociali e culturali.
Quanto incidono i divari di genere nelle professioni Ict
È in questo scenario che va collocata l’importanza di garantire percorsi paritari nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Data la centralità dell’Ict nel mondo di oggi, le carriere formative e professionali in questi settori sono tra quelle che garantiscono gli impieghi più stabili e remunerativi. Ancora oggi, purtroppo, resiste una forte segmentazione in questo tipo di percorsi rispetto al genere.
15,7% degli specialisti Ict in Italia nel 2020 sono donne.
In un mondo del lavoro in cui oltre l’80% di queste professionalità sono svolte da uomini, l’esito è l’allargamento dei divari anche salariali e occupazionali tra uomini e donne. Da questo punto di vista, il dato italiano si colloca agli ultimi posti nel confronto tra i paesi dell’Unione europea.
In Italia ancora poche donne lavorano nei settori Ict
Percentuale di donne specialiste Ict nei paesi Ue (2020)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat e Eige
(ultimo aggiornamento: sabato 8 Maggio 2021)
Un divario elevato nel confronto europeo, che chiama in causa la necessità per i sistemi educativi di formare profili professionali maggiormente paritari. Ma quante sono le ragazze che oggi dopo le superiori si iscrivono a percorsi terziari legati al settore Ict?
Come i divari nell'Ict hanno origine nei percorsi di istruzione
Se si considera l'istruzione terziaria, ovvero quella di livello universitario o assimilabile, gli iscritti ai percorsi Ict sono oltre 800mila in tutta l'Ue. In maggioranza si tratta di uomini (81%), mentre le donne sono meno di una su 5 (19,1%). Un dato che stride con il fatto che in Europa, mediamente, le ragazze sono oltre la metà degli iscritti a tutti i percorsi terziari (53,8%).
In Italia meno del 15% degli studenti universitari Ict sono donne
Percentuale di studentesse del ciclo terziario iscritte nei settori Ict (2019)
DA SAPERE
Dati non disponibili per i Paesi Bassi.
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Eurostat
(ultimo aggiornamento: giovedì 28 Ottobre 2021)
A livello nazionale il contrasto appare ancora più netto. In Italia infatti le donne rappresentano il 14,24% degli iscritti a percorsi Ict, a fronte di una media del 55,5% di iscritte in tutto il ciclo terziario. Da notare come solo in 4 paesi la quota di donne sul totale degli iscritti ai percorsi terziari Ict superi il 30%. Si tratta di Romania (31,59%), Grecia (30,63%), Svezia (30,61%) e Bulgaria (30,51%).
9 su 10 iscritti uomini in percorsi terziari Ict in Belgio.
L'Italia, con il 14% appena visto, si colloca agli ultimi posti in Ue, una cifra che trova pieno riscontro nei dati sulle lauree rilasciati annualmente dal consorzio Almalaurea. Nel 2019, ultimo anno prima dell'insorgere della pandemia, la grande maggioranza dei laureati del nostro paese nell'ambito dell'informatica e dell'Ict erano uomini. Solo il 15% erano donne. E questo nonostante a livello complessivo le donne rappresentino quasi il 60% dei laureati totali.
L’85% dei neolaureati in informatica e Ict sono uomini
Percentuale di laureati nel 2020 per genere e gruppo disciplinare (2020)
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati AlmaLaurea
(ultimo aggiornamento: venerdì 18 Giugno 2021)
Mentre, come approfondito in un precedente articolo, le presenza femminile si concentra maggiormente negli indirizzi attinenti le materie umanistiche e in settori come il welfare, la cura della persona, l'educazione.
Un cambio di mentalità culturale ed educativo
Questo tipo di segmentazione, come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, ha origine in fattori culturali. Ancora oggi infatti resistono stereotipi di genere che condizionano il percorso delle bambine e delle ragazze. Ciò è evidente dai primi anni di vita: i dati Ocse mostrano chiaramente come, a parità di risultati in materie come matematica e scienze, i genitori siano spesso più portati a pensare che saranno i figli - piuttosto che le figlie - ad avere carriere in ambito scientifico.
Questo tipo di discriminazioni resiste in tutti i settori in cui è marcata la componente scientifica, come l'ambito delle professioni digitali e Ict. Nel decennio scorso, un'indagine sugli studenti che avevano svolto i test Ocse-Pisa aveva evidenziato come per i ragazzi il primo utilizzo del computer fosse arrivato con largo anticipo.
Per le ragazze il primo utilizzo del pc è arrivato generalmente più tardi
Percentuale di studenti 15enni che hanno usato un computer per la prima volta quando avevano 6 anni o meno
FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Ocse-Pisa
(ultimo aggiornamento: giovedì 6 Agosto 2015)
Dati che - essendo riferiti ai 15enni del 2015 - forniscono uno sguardo retrospettivo, sicuramente precedente all’attuale generazione composta da nativi digitali. Ma che tuttavia sono indicativi di una tendenza - presente fin dai primi anni di vita - nel prediligere determinati percorsi anche sulla base del genere del minore.
Una questione che, per essere superata, ha quindi bisogno di un massiccio investimento culturale ed educativo nella promozione della parità di genere.
L'articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it.
L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.