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I divari educativi di chi va alla maturità iniziano molto prima

Tag: Istruzione

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  • 206 il punteggio in italiano in V superiore per gli studenti con famiglie avvantaggiate. Quasi 30 punti in più di quelli più svantaggiati.
  • I divari sociali e territoriali che rileviamo in quinta superiore sono spesso già visibili alla fine delle medie.
  • La scelta di cosa fare dopo le medie non è neutra, cambia in base all’origine familiare.
  • In provincia di Crotone, già in III media il 57% degli studenti conclude la scuola con competenze alfabetiche inadeguate.

Con la prima prova scritta, il 18 giugno prenderanno il via gli esami di maturità del 2025. Come ogni anno, sarà un passaggio importante per il percorso formativo di oltre mezzo milione di studenti e studentesse, come per il sistema educativo del paese. Per questo è importante analizzare i divari di origine territoriale, familiare e sociale con i quali si arriva alla maturità.

Dall’indagine, tuttavia, emerge chiaramente che il gap inizia ben prima della quinta superiore. Come vedremo, infatti, molte lacune possono essere già visibili alla fine delle scuole delle medie, cioè prima della scelta dell’indirizzo delle superiori.

524.415 gli studenti coinvolti nelle prove di maturità 2025.

Nel 2024, alla fine dello scorso anno scolastico, le prove Invalsi hanno segnalato gap piuttosto marcati tra gli studenti di quinta superiore, in ragione del background sociale, economico, culturale e territoriale.

206 il punteggio in italiano in V superiore per gli studenti con famiglie economicamente e socialmente avvantaggiate. Quasi 30 punti in più di quelli più svantaggiati (176,3).

Appianare questo tipo di divari è uno degli obiettivi costitutivi per il nostro sistema scolastico.

“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso” – Costituzione italiana, art. 34

Le lacune acquisite nel primo ciclo di istruzione (primarie e medie) in molti casi si trascinano anche negli anni successivi. Causando ritardi nel percorso di studi, interruzioni, ripetenze e altri fenomeni connessi con quello più ampio della dispersione scolastica.

Con dispersione scolastica si intendono una serie di situazioni diverse, accomunate dalla “mancata o incompleta o irregolare fruizione dei servizi di istruzione”. Comprende fenomeni come interruzioni o ritardi nel percorso di studi, evasione dell’obbligo di frequenza, fino all’abbandono precoce della scuola. Viene detta “implicita” quando lo studente, pur concludendo regolarmente il percorso di studi, ottiene un titolo di studio che non corrisponde alle competenze di base minime.

I processi di dispersione, peraltro, rendono lo stesso dato sugli studenti che arrivano alla maturità non pienamente indicativo della condizione educativa di tutti i 18enni e i 19enni che vivono in Italia. Difatti, dispersione scolastica e abbandono precoce fanno sì che ancora troppe ragazze e ragazzi non arrivino a questo traguardo.

I divari che emergono alla maturità non sono pienamente rappresentativi della condizione educativa di tutti i giovani.

Oltretutto, anche per chi arriva alla maturità, i divari visibili in quinta superiore hanno spesso le proprie radici nel contesto familiare e sociale di origine e nel percorso educativo precedente. Una tendenza spesso ben visibile già alla fine delle medie, prima della scelta dell’indirizzo.

Abbiamo approfondito questi aspetti, che spesso hanno profonde connotazioni anche di natura territoriale, alla luce dei dati Invalsi più recenti.

Come sono arrivati gli studenti di quinta superiore alla maturità 2024

Le prove Invalsi 2024 hanno fatto emergere i profondi divari esistenti tra gli studenti di quinta superiore, in funzione di numerosi fattori. Dalla cittadinanza al genere, dall’origine sociale all’indirizzo di studi.

L’origine sociale della famiglia è connessa all’ampio divario educativo tra gli studenti di quinta superiore. I ragazzi che arrivano alla maturità con i punteggi più alti provengono soprattutto dalle famiglie avvantaggiate, cioè quelle con status economico-sociale-culturale più elevato, il cosiddetto Escs. Tra questi alunni, il punteggio medio arriva a 206 in italiano, mentre tra i ragazzi più svantaggiati si ferma 30 punti sotto.

Gli studenti di V superiore arrivano alla maturità con ampi divari educativi, legati alla loro origine
Punteggi medi nelle prove Invalsi di italiano in V superiore (a.s. 2023/24)

DA SAPERE
I dati presentati corrispondono al punteggio medio (stima delle abilità secondo il modello di Rasch) su scala nazionale, corretto per il cheating. Gli studenti con cittadinanza non italiana sono considerati stranieri di prima generazione se nati all’estero da genitori nati all’estero; di seconda generazione se nati in Italia ma da genitori nati all’estero.

FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Invalsi
(pubblicati: mercoledì 10 Luglio 2024)

Rispetto al genere, anche in quinta superiore le ragazze tendono ad avere risultati migliori dei coetanei maschi. Tuttavia rimane una disparità di genere a svantaggio femminile nell’apprendimento della matematica. Anch’essa, come abbiamo avuto modo di approfondire in passato, è spesso connessa con stereotipi di genere e aspettative sociali e familiari.

Significativi anche i gap legati alla presenza di un background migratorio, con gli alunni di cittadinanza italiana che raggiungono punteggi mediamente più elevati dei coetanei stranieri, specialmente se di prima generazione.

Anche le differenze rispetto al tipo di istituto – con i licei che performano molto meglio di tecnici e professionali – vanno purtroppo ricollegate al dato sull’origine familiare. Ancora oggi infatti la scelta di cosa fare dopo le medie non è neutra, ma dipende dalla condizione sociale di partenza.

Perché la scelta delle superiori non è neutra

Per chi viene da una famiglia svantaggiata, in caso di prosecuzione degli studi, l’opzione del liceo appare in molti casi di fatto preclusa. I dati del consorzio Almadiploma, pubblicati nel febbraio scorso, hanno infatti messo in luce come solo il 16,4% dei diplomati nei licei appartenga a una famiglia di lavoratori esecutivi. I figli di operai e affini sono invece oltre un terzo dei diplomati nei professionali.

Il 34% dei diplomati nei licei appartiene alle classi più elevate, nei professionali sono solo il 14%
Composizione percentuale dei diplomati 2024 per condizione professionale dei genitori

FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Almadiploma
(pubblicati: giovedì 27 Febbraio 2025)

In modo speculare, appartiene alle classi più abbienti oltre un terzo dei diplomati nei licei; al contrario meno del 14% di chi si diploma in un istituto professionale e solo il 18,5% di chi esce da un tecnico viene da famiglie abbienti.

Una tendenza che ci ricorda quanto il percorso di studi non rifletta, in molti casi, le capacità e le attitudini dello studente. A 13-14 anni la scelta delle superiori può avere alle spalle tante motivazioni diverse. Legate non solo alle preferenze personali, ma anche alla condizione sociale ed economica di partenza.

Oltretutto, in un contesto dove sono soprattutto i figli dei laureati a proseguire negli studi, a maggior ragione l‘analisi dei dati sugli studenti che arrivano in quinta superiore non è sufficiente per comprendere i divari educativi oggi esistenti nel paese.

Come i divari hanno origine nel percorso precedente

Per questi motivi, è interessante approfondire a monte i risultati degli alunni nel primo ciclo di istruzione, in particolare al termine delle medie. Un momento, come abbiamo detto cruciale, perché si tratta dei mesi in cui maturerà la scelta del percorso successivo.

È ancora lungo il recupero degli apprendimenti nel post-Covid.

In media, nelle prove Invalsi del 2024, il 60,1% degli studenti di terza media ha raggiunto competenze adeguate in italiano. Una percentuale in calo rispetto al pre-Covid: nel 2018-19 circa due terzi degli alunni aveva infatti risultati accettabili. La quota era scesa al 61-62% negli anni tra 2021 e 2023 e ora sembra essere ulteriormente calata. Indicando una difficoltà nel recupero degli apprendimenti post-pandemia, da non sottovalutare.

Il restante quasi 40% si è quindi attestato al di sotto della soglia di adeguatezza, con forte variabilità territoriale. Se nel centro-nord oltre un terzo degli alunni non raggiunge i livelli minimi, nella ripartizione sud e isole gli studenti con carenze alfabetiche sono circa la metà del totale.

Attraverso i dati delle prove dell’anno precedente, possiamo ricostruire questa tendenza anche in chiave territoriale. Nel 2023 la provincia di Crotone, con il 56,9% studenti di III media con competenza alfabetica non adeguata, è stata l’area del paese con più difficoltà in termini di apprendimento.

Seguono – con oltre la metà degli alunni in questa situazione – le province di Caltanissetta, Enna, Agrigento, Vibo Valentia, Trapani, Palermo, Siracusa, Ragusa e Reggio Calabria.

Quasi il 57% degli studenti del crotonese conclude le scuole medie con competenze inadeguate
Percentuale di studenti di III media con competenza alfabetica non adeguata per provincia (2023)

FONTE: elaborazione Openpolis – Con i Bambini su dati Invalsi e Istat
(pubblicati: martedì 12 Novembre 2024)

Le 25 province con più studenti con competenze alfabetiche inadeguate sono tutte del mezzogiorno, con 3 eccezioni: Prato (47,7%), Bolzano (45,5%) e Imperia (43,4%). Al contrario, con l’eccezione di Pescara in Abruzzo, le prime 25 province per quota di alunni con risultati almeno adeguati sono tutte del centro-nord. Spicca in particolare Lecco, con il 27,2% di studenti di III media con competenze alfabetiche non adeguate. Al di sotto del 30% anche le province di Sondrio, Macerata, Como, Belluno, Perugia, Aosta e di Monza e Brianza.

Questi dati sottendono lacune che sarà difficile colmare nella scuola superiore. Mancati apprendimenti che – se non risolti in tempo – rischiano anzi di accelerare fenomeni di dispersione e abbandono della scuola.

L’articolo è disponibile anche su conibambini.openpolis.it, con i dati comunali regione per regione

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

Osservatorio #conibambini

Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

I divari educativi di chi va alla maturità iniziano molto prima

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