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“Giovani al centro”: i centri aggregativi per contrastare la povertà educativa

Tag: Diritti

Il bisogno di socialità è un elemento connaturato alla condizione umana. L’emergenza Covid, i periodi di isolamento, la rarefazione dei rapporti sociali che ne è spesso conseguita hanno mostrato che si tratta di un bisogno umano primario. Tanto più per bambini e adolescenti, per cui socialità, condivisione e aggregazione costituiscono uno degli aspetti fondamentali della crescita. 

Nel 2019, già prima del periodo pandemico, le indagini Istat sull’uso del tempo libero mostravano come poco più di un terzo dei giovani vedesse i propri amici tutti i giorni, un dato in calo di circa 30 punti rispetto a 15 anni prima. Mentre circa un adolescente su 10 li incontrava meno di una volta a settimana, e oltre il 13% dichiarava di essere poco o per nulla soddisfatto del proprio tempo libero.

Già prima della pandemia, 1 adolescente su 10 vedeva gli amici meno di una volta alla settimana
Persone di 6-19 anni per frequenza con cui incontrano gli amici nel tempo libero (2019)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: martedì 18 Maggio 2021)

13,5% dei giovani tra 14 e 17 anni si sono dichiarati poco o per niente soddisfatti del proprio tempo libero (2019).

I centri aggregativi come infrastruttura della comunità educante

Fin dall'istituzione e per decenni, come osservato dagli stessi promotori di queste iniziative (provincia di Milano, 2006), i centri di aggregazione giovanile (Cdag) sono stati spesso considerati alla stregua di luoghi di raccolta di giovani in difficoltà. Un punto di vista dettato anche dalla genesi legislativa delle politiche giovanili in Italia.

Questo approccio risulta fortemente ghettizzante, perché contribuisce a minare alla radice proprio il principale strumento a disposizione dei centri di aggregazione: avvicinare e contaminare esperienze e vissuti diversi. Si pensi alla potenzialità di luoghi che riescono a svolgere tale missione in termini educativi, sociali, nelle politiche dell'integrazione. Ciò non significa che i centri aggregativi non siano ancora più necessari nei luoghi del disagio. Piuttosto, la loro funzione deve essere inquadrata in una prospettiva più ampia, come presidio insostituibile nelle politiche di contrasto della povertà educativa e nel favorire la crescita delle comunità educanti sul territorio. Soprattutto nella fase di uscita dall’emergenza pandemica, il ruolo ricoperto da questi centri diviene ancor più cruciale.

I centri di aggregazione sono spazi polivalenti

Occupandosi del tempo libero di bambini e ragazzi, lo spettro di azione dei centri aggregativi abbraccia per sua natura tutti gli ambiti della lotta alla povertà educativa: istruzione, servizi sociali, attività culturali, sportive e ricreative. Investire sui centri di aggregazione significa dare concretezza a politiche che altrimenti rischiano di restare sulla carta: lotta alla povertà, all'abbandono scolastico, promozione delle opportunità per tutti, interventi sul disagio giovanile. Tali azioni sono efficaci nella misura in cui riescono a creare radicamento territoriale. In particolare in alcune aree del Paese, su tutte quelle dove il controllo della criminalità organizzata risulta più pressante.

I centri di aggregazione si caratterizzano per una frequentazione molto variabile, che solitamente oscilla tra gli 11 e i 20 anni, ma che può riguardare anche ragazzi più piccoli o più grandi, a seconda dei casi. Secondo le rilevazioni dell’Istituto Degl’Innocenti, i ragazzi delle medie chiedono concerti, corsi creativi e corsi di musica; a seguire, luoghi in cui praticare sport e acquisire competenze digitali. Tra gli studenti delle superiori, accanto a questi temi, compare la richiesta di servizi di supporto psicologico, o comunque di gruppi di ascolto, e una maggiore richiesta di autonomia e possibilità di autogestione degli spazi. 

11,3 utenti dei centri di aggregazione ogni 1.000 residenti sotto i 18 anni in Italia.

La diffusione di centri aggregativi sul territorio nazionale

Rispetto a una media di circa 11 utenti dei centri di aggregazione ogni 1.000 residenti in Italia con meno di 18 anni, il rapporto varia molto tra le diverse aree del Paese.

Risultano infatti maggiormente diffusi nel nord-est, con 26,4 utenti ogni 1.000 minori residenti. Un dato che supera di gran lunga la media italiana e anche quello delle altre macroregioni. Le isole (11,6) e il nord-ovest (10,5) mostrano un rapporto maggiormente in linea con quello nazionale rispetto al centro (8,1). Nel sud sono solo 2,4 gli utenti ogni 1.000 residenti sotto i 18 anni.

Nel Sud continentale meno utenti dei centri aggregativi rispetto ai minori residenti
Numero di utenti dei centri di aggregazione rispetto alla popolazione residente 0-17 anni (2018)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Dicembre 2018)

Questo dato può essere ulteriormente approfondito nel confronto tra regioni. Quelle dell'Italia nord-orientale, e in particolare Friuli-Venezia Giulia (77,6), Trentino-Alto Adige (54,9) e Emilia-Romagna (23,8) si trovano ai primi posti nel rapporto tra utenti dei centri di aggregazione e minori residenti. Segue la Sardegna (18,8), il cui dato è quasi doppio rispetto all'altra isola (in Sicilia sono 9,6 gli utenti ogni 1.000 bambini e ragazzi residenti). Anche Liguria (15,5), Umbria (14), Marche (12,9) e Lombardia (12) si collocano al di sopra della media nazionale. Con l'esclusione della Valle d'Aosta, le ultime regioni per numero di utenti dei centri di aggregazione rispetto ai residenti sotto i 18 anni appartengono tutte al mezzogiorno continentale. In particolare Puglia (3,3), Basilicata (2,9), Molise (2,3), Calabria (2,1) e Campania (1,1).

Tuttavia, anche all'interno delle singole regioni la situazione non è affatto omogenea tra un territorio e l'altro. Il primo elemento che si coglie osservando la mappa, è una evidente maggiore concentrazione nelle province dell'Italia centro-settentrionale.

Centri di aggregazione: densità maggiore nelle province del centro-nord
Numero di utenti dei centri di aggregazione rispetto alla popolazione residente 0-17 anni (2018)

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat
(ultimo aggiornamento: lunedì 31 Dicembre 2018)

34,8 utenti dei centri di aggregazione ogni 1.000 residenti nella città metropolitana di Palermo. Un dato di gran lunga più elevato della media del Mezzogiorno (5,3).

Cosa sono e quali sono le specificità delle città riservatarie

La legge 285/1997, istitutiva del fondo nazionale infanzia e adolescenza (Fnia), ha stabilito che il 30% delle risorse fosse riservato a 15 città: Venezia, Milano, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Catania, Palermo e Cagliari. Oggi si tratta dell’unica parte del fondo ancora vigente, essendo il restante 70% confluito – in seguito al processo di regionalizzazione – nel fondo nazionale per le politiche sociali, di competenza di regioni e province autonome. Ammontano a circa 29 milioni i fondi annui complessivamente erogati alle 15 città.

Sono molte le attività di tutela dei minori che possono essere offerte nell'ambito della legge 285. Genova e Bologna sono le uniche due città a superare il 90% di voci coperte. Seguono, con la sola eccezione del capoluogo pugliese, altre città del centro-nord: Torino (82%), Milano (79%), Bari (78%), Venezia (76%), Firenze (72%) e Roma (71%).

Genova e Bologna sono le città con maggiore copertura di servizi per minori
Percentuale di servizi e interventi previsti nelle città riservatarie secondo le voci del nomenclatore infanzia e adolescenza

DA SAPERE
Dati non disponibili per la città di Palermo.

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istituto degli Innocenti
(ultimo aggiornamento: mercoledì 26 Giugno 2019)

Si collocano sopra il 60% 3 città del mezzogiorno: Catania, Brindisi e Taranto. Mentre i comuni che non raggiungono la copertura in oltre metà delle voci sono tutti meridionali: Reggio Calabria (47%), Cagliari (46%) e Napoli (44%).

Quali servizi sono coperti nell’ambito dei centri con funzione educativo-ricreativa
I servizi presenti nelle città riservatarie della legge 285/1997

DA SAPERE
Dati non disponibili per la città di Palermo

FONTE: elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istituto degli Innocenti
(ultimo aggiornamento: mercoledì 26 Giugno 2019)

Su conibambini.openpolis.it è possibile approfondire l’argomento con ulteriori grafici e mappe.

L’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, fornisce dati e contenuti sul fenomeno in Italia nella modalità di data journalism, in formato aperto e sistematizzati, per stimolare un’informazione basata sui dati. L’obiettivo è promuovere un dibattito informato sulla condizione dei minori in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte, ed aiutare il decisore attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti originali.

Osservatorio #conibambini

Report con dati comunali e mappe sul fenomeno della povertà educativa in Italia.

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